Il Mahtma Gandhi, il Conte Tramontano e noi che ci mettiamo in marcia

matera riscatto

Prima di iniziare a marciare

A Matera vi è uno stretto vicolo di fianco alla Cattedrale dove la sera del 29 dicembre 1514 fu ucciso il Conte Tramontano diventato signore delle campagne e della Città dei Sassi con la promessa di esenzioni dalle tasse e dai tributi per i ceti poveri e garantendo regalie alle famiglie abbienti ma diventato il peggiore tiranno feudale e oppressore.
Probabilmente la sua morte fu decisa proprio il giorno prima, quando pretese l’ennesimo insopportabile tributo da un popolo allo stremo

che, evidentemente, decise di non sopportare oltre e, con la sua uccisione, scese in rivolta.
La strada dove fu ucciso è stata chiamata “Via Riscatto”, come si legge nella bella insegna posta a memoria dell’evento per ricordare la ribellione contro l’angheria e la sopraffazione, il gesto drammatico di un popolo che rivendicava il suo riscatto.

Cinquecento anni (e una manciata di mesi) dopo, fra il marzo e il luglio 2015, un’altra ribellione di agricoltori e cittadini ha invaso Matera fino a diventare un forte movimento di lotta contro una tassa arrogante imposta da un governo annunciato  come capace di grandi cambiamenti ma che, invece di dare risposte alle tante richieste di soluzione della crisi drammatica delle campagne, sulla terra continua con la pratica insopportabile di mungere il lavoro con le tasse.

Un movimento forte e unito che si è ribellato contro l’imposizione dell’IMU agricola non solo per i gravi problemi economici che determina questo ennesimo insopportabile costo ma, soprattutto, per rivendicare la dignità di chi lavora, investe i suoi soldi e si ritrova con l’umiliazione di non poter trarre reddito dal proprio lavoro.
Un movimento che ha saputo costruire una lunga, partecipata, decisa mobilitazione portando a Matera dalle contrade rurali di Puglia e Basilicata due manifestazioni di cui una con oltre 400 trattori, tenendone un’altra a Roma con tanti sindaci, tanti cittadini e promuovendo la nascita di un Coordinamento nazionale con altre realtà di base altrettanto partecipate e attive.

Quel Movimento, probabilmente senza sapere della ribellione al Conte Tramontano di 500 anni prima, ha deciso di chiamarsi “Riscatto” per dichiarare chiaramente la sua voglia di non fare semplicemente una battaglia contro una tassa ma di riscattare la dignità di chi lavora la terra e vive nelle comunità rurali. IMG_5950

Matera è stata insignita del rango di Capitale della Cultura Europea per il 2019 grazie al grande patrimonio di lavoro e sofferenza contadina che per millenni la ha edificata fino a lasciarci l’irripetibile patrimonio dei “Sassi” già diventati, con il riconoscimento dell’Unesco, Patrimonio dell’Umanità; ora, sarà il luogo da cui partirà il 25 settembre 2015 la Marcia del Riscatto delle Comunità Rurali che il movimento di lotta degli agricoltori insieme a diverse altre realtà ha deciso di tenere per attraversare tutte le regioni italiane e chiamare ad “alzare la testa” ed a riscattare la dignità di chi lavora la terra e di chi rivendica il diritto al cibo.
La Marcia del Riscatto chiama alla mobilitazione contro la crisi aggravata dalla tassa sull’IMU agricola con una manifestazione il 31 ottobre a Roma (perché sa che le campagne devono tornare a vincere dopo troppi decenni di sconfitte che le hanno messe sotto il gioco di mille speculatori, multinazionali e sciacalli di ogni genere) ma con la chiara consapevolezza di avere altri compiti ben più decisivi.

Due fra tutti.  Quello di restituire voce a chi voce non ha più, alle donne ed agli uomini che faticano nella terra e sopportano la crisi mentre il loro grido è sommerso dalla demagogia del “Made in Italy che tira” tanto caro all’agroindustria ed ai signori dell’agrobusiness e quello di lanciare forte l’appello all’unità, ad organizzarsi, a conquistare insieme la fuoriuscita dalla crisi strutturale utile alla speculazione. IMG_5995
Cinque persone saranno per 36 giorni su un camper che attraverserà tutta l’Italia per oltre 6.000 km producendo un centinaio di incontri e iniziative, decine di altre le sosterranno organizzativamente, tante altre contribuiranno a raccogliere i 25.000 euro necessari a sostenere l’autonomia sociale, tante le associazioni, i sindaci, i comuni che saranno coinvolti.
La manifestazione finale del 31 ottobre a Roma dal titolo “Te lo do io il made in Italy”, sarà il banco di prova di quanto quel movimento uscito da Matera 500 ani dopo la rivolta contro il Conte Montano, saprà essere il catalizzatore capace di mobilitare, unire, sollecitare, organizzare, parlare e dunque di contribuire al salto di maturità, di unità e di forza di cui abbiamo bisogno.

Nei documenti che chiamano e invitano alla Marcia del Riscatto, il movimento, però, non parla della Rivolta contro un Conte ammazzato dalla rabbia popolare, piuttosto si riferisce ad un’altra Marcia e ad un’altra rivolta contro una tassa che segnò la storia del ‘900.
Si legge nell’appello a partecipare:
“Nel 1930 Gandhi chiamò alla Marcia del Sale contro la  tassa con cui gli inglesi imponevano il Monopolio del Sale. Fu una mobilitazione popolare che subito diventò mobilitazione e rivolta per la dignità e la Sovranità del popolo indiano e segnò la fine dell’ dominio straniero sull’India. Così, noi oggi scendiamo in Marcia contro una tassa arrogante e illegittima per la dignità di chi vive nelle comunità rurali e per la Sovranità Alimentare“.

Certo, si dirà, la Marcia del Sale cui chiamò il Mahatma Gandhi fu una marcia che, con la non violenza, segnò anche nei modi la storia e la coscienza di tante esperienze civili del ‘900, ben altra cosa dalla rivolta che nel ‘500 uccise un conte despota. Si, certo. Forse!
Il Movimento Riscatto, formato da tanti agricoltori e cittadini, ha scelto oggi la sua strada, una strada non violenta di fronte alla violenza del modello della crisi ma non per questo meno determinata e forte di quella di chi nel ‘500 si ribellava, in un’altra epoca e in un tempo di violenza, all’arroganza del potere che non dava spazio a scelte. 

Ad ogni modo, si può scegliere come percorrere la strada e  come pretendere il rispetto dei diritti ma l’onere delle risposte spetta alla responsabilità di chi gestisce il potere e governa.
Chi uccise Tramontano non fu mai trovato anche se 4 materani furono impiccati, gli Indiani hanno avuto quello per cui hanno lottato dopo che in migliaia furono imprigionati e fatti oggetto di violenze.

Vedremo quali prezzi chiederà questo governo che si definisce del rinnovamento e questo parlamento per cominciare a dare le risposte che le comunità rurali rivendicano.
Anche da questo dipenderà il modo come nei prossimi mesi proseguirà la mobilitazione, perché la qualità della democrazia e della convivenza civile in un Paese dipendono certo dalla responsabilità dei suoi cittadini ma, in egual maniera se non di più, dalla qualità del governo e dalla capacità di misurarsi con i problemi delle sue classi dirigenti.

E noi abbiamo l’obiettivo di far diventare la condizione di chi vive nelle comunità rurali, la qualità della nostra agricoltura e della nostra terra e del nostro ambiente rurale un problema centrale da affrontare nell’interesse del Paese.

Gianni Fabbris – Movimento Riscatto

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